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Come possono le HR trasformare l’entusiasmo per l’AI in vero valore aziendale?

Il report di Adecco mostra che il 37% dei lavoratori è “future ready” e percepisce benefici dall’AI. Le HR devono allineare strategia, fiducia e metriche per misurare il valore reale.

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L’onda AI accelera: dati, percezioni e realtà

Secondo il nuovo report Global Workforce of the Future 2025 di Adecco Group, la transizione verso il lavoro aumentato dall’AI è già in atto. L’indagine, condotta su 37.500 lavoratori in 31 paesi e 21 settori, rileva che il 37% dei dipendenti rientra oggi nel profilo di “future-ready worker”, in forte crescita rispetto all’11% dello scorso anno. Si tratta di professionisti capaci di navigare l’incertezza, cogliere nuove opportunità e abbracciare tecnologie come l’intelligenza artificiale con un set di competenze versatile.
L’AI è anche la megatendenza più sentita: Gen AI, AI e AI agents occupano i primi tre posti tra i fattori che stanno plasmando la vita lavorativa. Per il 60% dei lavoratori l’AI sta già cambiando le attività quotidiane; per il 62% sono mutate le competenze richieste dal ruolo. E oltre la metà degli intervistati (55%) si aspetta che il proprio datore di lavoro integri AI agents nei flussi entro i prossimi 12 mesi.

Questo entusiasmo si traduce in una percezione di efficienza: i lavoratori dichiarano di risparmiare in media due ore al giorno grazie all’uso dell’AI. Tuttavia, Adecco segnala un divario tra questa percezione e i miglioramenti di produttività misurati dalle organizzazioni. È qui che la funzione HR può giocare un ruolo cruciale nel trasformare benefici individuali in risultati aziendali tangibili, con un approccio guidato da strategia, fiducia e coinvolgimento.

Leadership HR: dal semplice uso alla strategia

Il CEO di Adecco Group, Denis Machuel, sottolinea la rapidità del cambiamento: i dipendenti stanno abbracciando l’AI “faster than ever”, ma per tenere il passo “HR leaders need to go beyond adoption and focus on strategy, engagement and trust.” Un passaggio culturale decisivo riguarda la trasparenza sugli obiettivi: “When people understand why AI is being used and how their work connects to business goals, they’re far more likely to thrive,” Machuel explains. “We as leaders have a responsibility to clearly communicate our vision, showing how people and AI in harmony can contribute meaningfully to the organization’s goals. Getting this right will drive human and business agility in the changing world of work.
Il coinvolgimento conta: il report evidenzia che il 41% dei lavoratori future-ready è coinvolto nella progettazione del lavoro ridefinito dall’AI, contro il 24% dei lavoratori “mainstream”. Questo dato suggerisce che partecipazione e co-design accelerano l’adozione e riducono i rischi, creando basi solide per un’innovazione responsabile.

Dalla sperimentazione agli impatti misurabili

La linea è chiara: “We as leaders need to start by understanding the real impact of AI – not just its technological capabilities, but what it means for their people.” “By doing so, we can design teams and invest in upskilling that enables humans and machines to work together more effectively, driving both performance and efficiency to create better outcomes.” Per i team HR, tradurre il potenziale dell’AI in valore richiede governance, metriche e un disegno organizzativo che salvaguardi etica, inclusione e qualità del lavoro.
Resta però una “clear disconnect between employees’ self-perception of productivity and what organizations are measuring”. Come avverte Machuel: “Many believe they’re using time saved to upskill or take on more meaningful work, but those activities haven’t yet translated into measurable business outcomes. HR leaders need to work alongside leadership teams to define what value truly looks like and set clear parameters so that new ways of working genuinely drive both employee growth and organizational impact.

Cosa possono fare oggi le HR

Per colmare il gap tra percezione e risultati, un’azione HR mirata può accelerare l’impatto positivo dell’AI sul business e sulle persone:

  • Dare direzione: allineare l’adozione dell’AI agli obiettivi aziendali, comunicando perché si usa e quali esiti si cercano.
  • Coinvolgere i lavoratori: includere più persone nel design dei processi abilitati da AI, seguendo la strada tracciata dai profili future-ready.
  • Definire metriche chiare: misurare il valore oltre il risparmio di tempo, con indicatori su produttività, qualità, sicurezza e benessere.
  • Upskilling continuo: investire su competenze tecniche e trasversali per una collaborazione uomo-macchina efficace.
  • Etica e fiducia: governare l’AI con principi di trasparenza, responsabilità e inclusione, a tutela delle persone e della reputazione.

La fotografia di Adecco è incoraggiante: la maturità digitale cresce, la propensione ad adottare agenti AI è concreta e una quota sempre più ampia di lavoratori si dichiara pronta al futuro. Per capitalizzare questo slancio, le HR devono orchestrare visione, partecipazione e misurazione dell’impatto, affinché l’innovazione generi valore condiviso e sostenibile per persone e organizzazioni.

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