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Legge n. 132/2025: l’IA rafforza fiducia e competitività negli studi

La Legge n. 132/2025 inserisce l’IA nel perimetro professionale con controllo umano, trasparenza e tutela dei dati. Mandato, AI Register e policy interne diventano leve di competitività.

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Un nuovo patto di fiducia tra professionista e cliente

La Legge n. 132/2025 segna l’ingresso maturo dell’intelligenza artificiale negli studi professionali italiani, spostandola da curiosità tecnologica a componente regolata del lavoro quotidiano. Il cuore della novità, per chi opera in ambito HR e negli studi di consulenza, è la costruzione di una fiducia “dimostrabile”: non più affidata a prassi implicite, ma fondata su trasparenza, linguaggio chiaro e tracciabilità. Prima, l’uso di strumenti per la contabilizzazione automatica, la redazione di bozze o l’analisi documentale era spesso lasciato alla sensibilità del singolo professionista. Oggi l’art. 13 stabilisce che l’IA è solo uno strumento di supporto e che il professionista mantiene la piena responsabilità delle decisioni finali. È il perno del nuovo patto: il cliente deve sapere se, quando e come l’IA entra nel processo, potendo contare su risultati revisionati, validati e interpretati da una mente umana.
La Legge richiede anche un cambio di linguaggio. L’art. 4 chiede informazioni “accessibili e in linguaggio semplice”, superando informative opache e tecnicismi inutili. In questo quadro, il principio del controllo umano non è un adempimento formale, ma un presidio etico e operativo: l’IA non “decide” e il professionista è in grado di spiegare ogni passaggio, rendendo la fiducia un processo verificabile.

Dalla compliance al vantaggio competitivo per HR e studi

L’adozione dell’IA non è più soltanto un vantaggio tecnico: diventa competitività regolata, misurata sulla qualità della governance. La Legge n. 132/2025 si integra con il quadro europeo sull’IA, valorizzando trasparenza, responsabilità umana e sicurezza dei dati. Per gli studi e le funzioni HR significa trasformare la compliance in valore: la dichiarazione di un uso dell’IA “controllato e conforme” si traduce in reputazione, fiducia del mercato e migliore esperienza per clienti e collaboratori. La norma, inoltre, promuove la formazione continua, invitando gli ordini professionali a predisporre percorsi sull’uso etico e consapevole dell’IA. La combinazione tra competenze tecniche e cultura digitale rende lo studio più rapido, preciso e affidabile, e offre all’HR leve concrete per l’upskilling del personale e la definizione di ruoli e responsabilità nell’organizzazione.
Per rendere operativo questo approccio, è utile adottare alcune misure chiave:

  • Formalizzare nel mandato l’uso degli strumenti di IA, indicando ambiti, limiti, controllo umano e la possibilità di opt-out del cliente.
  • Proteggere i dati secondo l’art. 4, applicando minimizzazione e proporzionalità, e regolando i fornitori con contratti conformi al GDPR.
  • Istituire un AI Register per documentare strumenti utilizzati, finalità, soggetti coinvolti e verifiche effettuate.
  • Definire una policy interna che disciplini chi usa cosa, quando e con quali livelli di supervisione.
  • Nominare un referente per la digitalizzazione o la governance dell’IA, a presidio di coerenza e qualità.

«Il Professionista può utilizzare strumenti di intelligenza artificiale per attività di supporto all’analisi e all’elaborazione dei dati. Ogni risultato sarà revisionato ed approvato dal Professionista, che mantiene la piena responsabilità delle decisioni finali. Il Cliente ha diritto di richiedere che specifiche attività siano eseguite senza il ricorso all’IA, con eventuale adeguamento dei tempi e dei costi dell’incarico».

Governance e tracciabilità: la cultura che crea valore

L’aspetto più innovativo della Legge è la richiesta implicita di tracciabilità: non basta dichiarare il controllo umano, bisogna saperlo dimostrare. Un AI Register interno, ispirato alle migliori pratiche europee per i sistemi ad alto rischio, consente di mostrare il percorso decisionale e diventa una forma di assicurazione reputazionale in caso di contestazioni. Accanto al registro, una policy interna e la nomina di un referente assicurano coerenza tra obiettivi e responsabilità, trasformando l’IA da “mezzo opaco” a infrastruttura organizzativa trasparente.
In questo scenario, la fiducia è una vera e propria moneta economica. Le imprese sceglieranno consulenti non solo per prezzo o rapidità, ma per la solidità del metodo e per la garanzia di un uso corretto della tecnologia. La sfida competitiva non è una corsa alla digitalizzazione estrema: è l’equilibrio tra efficienza e responsabilità. L’IA può generare bozze, analizzare dati e suggerire interpretazioni, ma è il giudizio professionale a dare senso e valore alle informazioni. In quest’ottica, l’intelligenza artificiale è un’estensione della competenza, non la sua negazione. Gli studi che guidano la tecnologia con rigore etico e metodo saranno i più solidi nel lungo periodo, perché costruiscono un vantaggio fondato su trasparenza, controllo umano e qualità del servizio.

Fonte: https://www.eclavoro.it/legge-132-2025-gestire-ia-leva-fiducia-competitivita-studio/

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