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Commercialisti in transizione: i giovani spingono su digitale e AI

Il sondaggio di Unione giovani dottori commercialisti e Gruppo 24 Ore fotografa una professione in evoluzione: nuove competenze, AI, portabilità dei dati e politiche HR più solide.

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La professione del commercialista sta vivendo una fase di svolta che chiama direttamente in causa le funzioni HR degli studi e delle società di consulenza. Se i pilastri restano fisco, bilancio e revisione legale, il perimetro dei servizi si allarga e si diversifica. Un sondaggio promosso dall’Unione nazionale giovani dottori commercialisti in collaborazione con il Gruppo 24 Ore, che ha raccolto realtà e aspettative di circa 600 professionisti, racconta un settore pronto a evolvere su nuove linee di offerta, con una richiesta crescente di competenze digitali e manageriali e con un’attenzione concreta al tema del compenso e dei costi operativi. Per gli HR, significa ripensare percorsi di crescita, politiche retributive, formazione e governance dei dati, valorizzando l’etica tecnologica e l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle routine di studio.

Un mestiere che si allarga: i dati del sondaggio

Accanto alle aree tradizionali, il mosaico delle attività si sta arricchendo di controllo di gestione, diritto della crisi d’impresa e finanza aziendale. Guardando ai prossimi tre anni, molti professionisti puntano su digitalizzazione, sostenibilità e wealth management, segno di una domanda di mercato più sofisticata e integrata. Due i driver che spingono al cambiamento: le richieste dei clienti e la prospettiva di una maggiore redditività delle nuove specializzazioni.
Nella pratica quotidiana, il passaggio non è privo di ostacoli: il tempo per programmare e avviare nuovi servizi è scarso e il peso delle incombenze ordinarie frena la sperimentazione. Qui la leva HR può fare la differenza: ridisegnare i carichi, creare spazi per l’innovazione, introdurre strumenti di project management e metriche di performance che misurino l’impatto dei servizi emergenti.

Compensi e accesso: il nodo delle opportunità per le nuove leve

Il sondaggio evidenzia che in alcune attività, come la revisione negli enti locali, il compenso percepito è troppo basso e rappresenta un disincentivo. Le barriere all’ingresso sono note: difficoltà ad accedere ai primi incarichi, complessità normativa, rischio professionale elevato. In risposta, tra i giovani risulta chiara la necessità di misure concrete, non solo dichiarazioni d’intento: compenso ai tirocinanti attorno a mille euro, percorsi di crescita strutturati per i neoabilitati, specializzazioni con obiettivi chiari e incentivi economici a risultato. Fondamentale anche attivare strumenti per reti e sinergie, eventualmente sostenuti da bonus mirati.
La cultura HR è chiamata a codificare questi elementi in policy trasparenti: griglie retributive, piani di mentoring, criteri di valutazione e percorsi di specializzazione interni. Così si riduce il mismatch tra competenze richieste e offerta, si rafforza l’attrattività degli studi per i giovani talenti e si crea il terreno per servizi ad alto valore. Non a caso, i risultati della ricerca alimentano il confronto del XX Forum dell’Unione, dedicato a «CambiaMenti», a Civitanova Marche: un richiamo a rendere strutturale il rinnovamento di processi e organizzazione.

Costi, portabilità dei dati e leva AI: l’efficienza come priorità

Sul versante dei costi, per quasi la metà dei rispondenti il prezzo del gestionale di studio è aumentato negli ultimi tre anni più del 10% annuo: un dato che spinge a misurare con attenzione il ROI delle tecnologie adottate. Oltre il 55% considera fondamentale la portabilità dei dati, condizione abilitante per competere su efficienza, libertà di scelta dei fornitori e sviluppo di nuove linee consulenziali. Senza dati interoperabili, l’innovazione resta parziale.
Nell’era dell’intelligenza artificiale, il 47% dei professionisti vede un’opportunità (più efficienza) e il 44% un mix di chance e minacce (rischio di sostituzione). Per trasformare l’AI in vantaggio competitivo occorrono formazione continua, policy di governance e una cornice etica che garantisca trasparenza, qualità dei dati e tutela delle persone. L’adozione responsabile di strumenti di automazione, dall’elaborazione documentale al supporto nella revisione, permette di liberare tempo qualificato per attività consulenziali e relazioni con i clienti, valorizzando le competenze distintive dei team.

Agenda HR per studi e società di consulenza

La traiettoria tracciata dal sondaggio offre una road map operativa per HR e partner: adottare modelli organizzativi più flessibili, rafforzare la pipeline di talenti e connettere sviluppo delle persone e strategie di servizio. In concreto:

  • Reskilling mirato: corsi su controllo di gestione, crisi d’impresa, finanza aziendale; moduli su digitalizzazione, sostenibilità e wealth management.
  • AI e data literacy: formazione su strumenti di automazione, audit dei dati e principi etici; definizione di ruoli e responsabilità nella governance.
  • Policy sui tirocinanti: compenso coerente con le attività svolte (circa mille euro indicati nel sondaggio), tutoring strutturato e obiettivi verificabili.
  • Sistemi premianti: incentivi a risultato con KPI chiari su redditività, qualità del servizio e sviluppo clienti; percorsi di specializzazione con milestone.
  • Portabilità e interoperabilità: clausole contrattuali con i fornitori per garantire l’estrazione dei dati; standard condivisi e audit periodici.
  • Time management: ridisegno dei processi per dedicare tempo alla sperimentazione di nuovi servizi; task force interfunzionali per i progetti innovazione.
  • Reti e sinergie: promozione di collaborazioni e network professionali, anche con l’ausilio di bonus, per scalare competenze e ampliare l’offerta.

La direzione è chiara: mettere le persone nelle condizioni di esprimere nuove competenze, valorizzare la tecnologia come moltiplicatore di efficacia e preservare i principi etici che fondano la fiducia del mercato. È un passaggio che chiama gli HR a un ruolo strategico: orchestrare il cambiamento, connettere formazione, organizzazione e politiche retributive e assicurare la portabilità dei dati come diritto operativo. Così, la transizione dei commercialisti non è solo possibile, ma sostenibile e competitiva.

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Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/la-professione-commercialista-cambia-investire-giovani-AH41WBXB

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